C'è una ragione sola al mondo per la quale, una persona, decide di lasciare un luogo e partire.
L'irrefrenabile desiderio di scoprire.
Questo non significa che il luogo lasciato non sia bello, il significato della partenza deve essere ricercato nel desiderio di scoperta, nella voglia di movimento e nel piacere di non dare per scontato un luogo ma sapere che c'è, che se un giorno vorrai....potrai tornarvi magari anche solo per un altro respiro.
È così che al mattino presto lasciamo Muscat, la capitale omanita, e dirigiamo i nostri occhi verso nord.
Abbiamo una tappa lunga di fronte, circa 560 km.
Sappiamo che non potremo evitare le ore più terribili anche partendo presto.
Lasciamo l'hotel alle ore 6 del mattino.
Sembra incredibile come l'aria sia già bollente ma non importa, siamo abituati ad affrontare un problema alla volta ed oggi, il problema, sono le distanze e due confini da oltrepassare, la temperatura verrà dopo...
Vogliamo infatti raggiungere la penisola di Musandam, una enclave dell'Oman, pizzicata in un angolo del mondo dagli emirati arabi ma separata dall'Oman stesso.
In altre parole è come se vi fosse uno spicchio di Italia in Normandia......magari fosse così...
Una volta questa strategica penisola era parte dell'Iran, poi non si sa bene in cambio di cosa, l'Iran ha deciso di cederla all'Oman.
Detto ciò, dovremo passare un po' di frontiere per raggiungere la meta odierna.
Il km passano e, nonostante i 47 gradi ( per chi non avesse inteso lo scrivo nuovamente....quarantasette gradi.... ) raggiungiamo la prima frontiera, uscita dall'Oman e ingresso negli emirati arabi.
Nessun problema, tutto ok, partiche semplici e procedura abbastanza veloce.
Dopo circa 100 km arriviamo alla frontiera opposta, ovvero fra emirati arabi e Oman.
Abbiamo già i visti doppi, necessari per un doppio ingresso quindi non ci aspettiamo problemi.
Allo sportello un tipo, barbuto come tutti gli omaniti, vestito di bianco come tutti gli omaniti, con il tipico cappello indossato da tutti gli omaniti, e con un falso sorriso come tutti i cretini.
Controlla i passaporti, poi i visti online che abbiamo memorizzati sul telefono.
A quel punto dice a Gisella: lei tutto ok ma suo marito non può passare perché il visto non va bene.
Dettagli di poco conto che non sto qui a descrivere sta di fatto che gli chiediamo, pur essendo in regola su tutto, cosa si debba fare per avere un nuovo visto per me.
Lui mi risponde che devo compilare un modulo e poi.....ridendo aggiunge......pagare !
Non è il fatto di dover ripagare una cosa già ottenuta ma quel cazzo di sorrisino da saputello mi accende il sangue ( già caldo visto le temperature ) quindi compilo il modulo e poi a denti stretti gli dico " ricordati che il problema non mio....bensì tuo.....perché se non si capace a verificare sul terminale i miei dati...... Significa che i tuoi colleghi all'altra frontiera sono più bravi di te "
Evidentemente lo tocco nell'intimo, lui si alza in piedi, mi chiede di ripetere ....ed io ripeto.
A quel punto mi chiede di quale colleghi sti parlando, gli ricordo il nome della frontiera da dove siamo entrati la prima volta ovvero Khatma Milaha, lui si risiede, si mette davanti al computer e ad un tratto prende in mano il timbro.
Sbang.....ci timbra i passaporti e con la bocca storta di chi ha dovuto ammettere di essere un cretino....ci lascia passare.
Che la burocrazia a volte sia tortuosa e complessa ci sta, lo accetto.
Ma che uno mi sghignazzi in faccia no, sopratutto se ho ragione.
Quindi, con il sottoscritto fiero e gonfio come un tacchino nel periodo della riproduzione....ripartiamo.
I km che seguono sono pochi, ma talmente intensi che vorremmo non finissero mai.
Le montagne di roccia piovono a strapiombo sulla strada la quale si appoggia su un lembo di terra a ridosso di un mare cristallino.
Si aprono delle insenature, ricordano i fiordi della Norvegia se solo non avessimo quasi 40 gradi di differenza con quei luoghi nordici a noi tanto cari.
I paesini di pescatori si susseguono, isolati fra loro da montagne di roccia e acque limpide.
La strada termina là dove il nostro obiettivo si concretizza, Khasab.
Un paesino di pescatori e contrabbandieri.
L'Iran dista solo 50 km......di mare.
All'imbrunire partono barche in vetro resina con motori elborati e rumorosissimi.
Sono uomini soli, coraggiosi ma fuorilegge.
Trasportano ogni sort di materiale, fra e per l'Iran.
Tutti lo sanno ma nessuno fa nulla perché è buono per l'economia del paese.
.....e chi meglio di un italiano può comprendere certe dinamiche......?
Si mangia un po di humus di ceci attendendo la notte ed il successivo sorgere del sole.
L'ultimo in Oman purtroppo.
Circa 230 km ci separano da Dubai dove ci troviamo ora e dove, poche ore fa abbiamo riconsegnato la moto.
Rammarico.......come sempre per essere alla fine di questa avventura.
Gioia......per essere riusciti a compierla in sicurezza e nel rispetto, come sempre cerchiamo di fare, delle tradizioni dei luoghi che visitiamo.
Questo in particolare, un luogo caldo, davvero al limite per un viaggio in moto a fine aprile.
Un luogo dove ti chiedi come vivessero prima dell'avvento dell'aria condizionata.
Beeeeppp.....è il suono emesso dalle auto che parcheggiano di fronte ai vari coffe shop lungo la strada.
Il suono del clacson, non indica un pericolo, bensì la richiesta da parte del conducente verso il cameriere.
Quest'ultimo esce dal bar, rigorosamente condizionato a temperature siderali e si avvicina all'auto.
Da lì a poco il finestrino si abbassa di due dita e il conducente sussurra qualcosa.
Passano 5 minuti e poi il cameriere esce nuovamente da bal con i caffè ed in alcuni casi, piatti colmi di cibo rigorosamente consunmati in auto con l'aria condizionata a palla.
Ovviamente per noi in moto, il beeeeepppp sarebbe inutile, visto che non c'è nulla di bello restare seduti in moto con quella calura.
Di consegueza ci troviamo ad essere gli unici avventori seduti dentro al coffee shop, tutti gli a altri utilizzano la regola del beeeepppppppp.
Persino i bancomat sono pensati per evitare di uscire dall'auto.
Lo sportello lo trovi dal distributore, si trova ad altezza finestrino e non devi fare altro che avvicinati con l'auto.
Avete presente un casello dell'autostrada, ecco......quello. Solo che al posto di pagare.....prelevi.
Un luogo particolare l'Oman, un luogo come tutti i paesi di religione islamica visitati sino ad ora.
Tutto, ma proprio tutto ruota attorno alla religione, alle parole di un libro scritto per seminare pace e talvolta utilizzato per seminare morte.
Fatico a fare di tutta un erba un fascio, e quando vedo quella famiglia di francesi, di Parigi per l'esattezza, mamma, papà, tre bimbi piccoli, penso se io sarei in grado di spingere la mia educazione verso il prossimo da me diverso al punto di portare le mie figlie da coloro che, per associazione religiosa, hanno ucciso tante, troppe persone.
Li ammiro ma nel contempo osservo i volti di questi miei fratelli di vita.
Fratelli perché vivono sulla mia terra ed io sulla loro.
Fratelli perché siamo qui per poco ed in quel poco dovremmo cercare di costruire e non distruggere.
Fratelli perché possiamo anche avere idee differenti ma la capacità di rispettare quella altrui senza che questa modifichi la tua, per me, è segno di grande maturità.
Purtroppo tutti noi abbiamo una malattia che sembra distruggerci e non lasciare scampo alla nostra capacità di essere uomini, di avere un pensiero e una personalità.
Il suq, quel mercato che da secoli raccoglie vite.
C'è chi vende, c'è chi compra.
Da millenni è così.
Da millenni, e non capisco perché, in questi luoghi chi vende banane è inserito nel suq delle banane insieme altri mille che vendono banane.
Chi vende vestiti idem, e così via per tutti i generi.
Non sono un imprenditore ma credo che differenziare le botteghe porterebbe giovamento a tutti.
O meglio, onestamente io dopo la terza bottega di banane, un po stufo le sono.......
E se volevo una banana a quel punto, di certo, l'avevo acquista rendendo quindi vano lo sforzo del proprietario della quarta bottega.
Ma non è questa la malattia dei nostri tempi, non è alle banane che mi riferisco.
Bensì al telefonino.
Oggi il suq, è composto da chi vende ( seduto con il capo chino sul cellulare ) e chi compra ( che ciondola con il capo chino sul cellulare )
Il primo. Non so a chi scriva, ma il secondo sono convinto che stia rispondendo all'amica o all'amico su wathsapp.
Schiavi di un mondo fatto di false amicizie, di like, di pollici versi e di visualizzazioni.
Il tutto per poi scoprire che ciò che hai visto nella tua vita, in realtà, è una immagine ricevuta da un amico il quale , a sua volta, l'ha ricevuta da altri......
Mi impaurisce questo mondo e, seppur controcorrente, sono felice di aver vissuto anche solo in parte il mondo del gettone telefonico e della cabina puzzolente.
Ormai tutti, in qualsiasi parte del mondo, si inviano la foto del momento.
Per carità anche io la faccio.
E magari, mentre mi faccio un selfie, cerco di sorridere.
Allora ripenso a tutte le donne di questo mondo.
A quanto si bello il sorriso di una donna, che sia bambina, adulta o anziana.
Nessuna esclusa.
Un gesto naturale che purtroppo oggi molti non solo non ricercano, bensì lo annientano.
In Oman, come in altri mille luoghi, il sorriso di una donna non sai cosa sia.
Può darsi che esista, come può darsi esista il pianto.
Io, ormi dagli occhi di Gisella comprendo il suo stato d'animo, la sua preoccupazione, il suo essere stanca.
Dalla sua bocca, comprendo non solo le parole, ma sopratutto.....sopratutto l'essere felice.
Questo perché io esisto non per me, ma per cercare di rendere felici altri i quali, se vorranno, ricambieranno.
Osservando queste donne, il nero le avvolge, mitica i loro corpi rendendo uguali donne magre a donne meno magre.
Le disumanizza, creando un essere che non può che sentirsi inferiore e camminare un metro dietro all'uomo vestito di bianco.
Sul capo un velo nero.
Solo in alcuni casi lascia intravedere gli occhi, in altri.........il viso è completamente coperto, nascosto al mondo.
Penso ai loro sorrisi, alle loro lacrime, importanti come quelle di Gisella, ma per loro.....invisibili.
Invisibili restano anche per i nostri scatti fotografici, che per rispetto, evitiamo di fare loro.
Non critico, non commento, riporto unicamente ciò che i miei occhi vedono.
Vedono un mondo ancora troppo diverso per essere UN mondo.
Se così davvero è,il viaggio in questa parte del mondo, per noi è terminato.
Rientreremo nel nostro mondo da qui a poco.
Lieti di aver incontrato nuovi amici,
Visitato luoghi dove la natura ti fa sentire infinitamente piccolo.
Respirato aria bollente ma aria.......
Dormito in luoghi dove era inutile controllare se ti fosse arrivata una mail......tanto il telefono non prendeva.
Viaggiato su sabbie che si spostano da millenni e magari, magari, prima di lasciarsi andare sotto il peso dei miei piedi avranno fatto lo stesso sotto i piedi dei carovanieri di secoli passati.
Ci rimarrà sulla pelle quest'Oman,
Ci resteranno le immagini del sole che, tramontando dietro alle dune, lascia spazio all'aria e alle stelle.
Ci rimarrà sempre e per sempre il desiderio di poter vedere ciò che di più profondo possa esserci al mondo,
Il sorriso delle donne senza volto !
Viaggio in pillole.
Giorni di viaggio 7
Km percorsi 2400
Temperatura più alta raggiunta 47 gradi
Temperatura più bass raggiunta ( e che ne so......ho avuto caldo sempre )
Problemi ...nessuno
Ricordi....tanti
Lo consigliamo ?
Certo, ma non in moto in particolare in questo periodo. Troppo caldo e strade troppo rettilineo.
Ci torneremo ? .....Inshallah !
A fare cosa ? ......a cercare sorrisi !!
Viaggio terminato, blog terminato.
Il sogno continua.